ABSTRACT - 3 Convegno IANTI, 18-19 Ottobre 2014, Roma
L’esperienza di psicoterapia con un paziente con diagnosi di disturbo borderline di personalità coinvolge e stimola turbini di emozioni, così come è vorticoso e articolato il mondo emotivo che la persona porta, ma quando si riesce ad accedere a quel mondo e, con il lavoro clinico, a calmare le acque e i vortici dell’animo, allora è possibile intravedere momenti e poi periodi di quiete. Quando ciò avviene quello che possiamo fare come terapeuti è fermarci con il nostro paziente ad osservare l’inaspettato e agognato cambiamento, ritrovando quell’aspetto di crescita vitale e gioiosa che prelude, accompagna e rafforza il cambiamento.
Secondo quanto espresso da Fonagy, un attaccamento disorganizzato con le figure d’accudimento primarie è ciò che predispone maggiormente la persona a sviluppare il disturbo borderline di personalità. Una relazione iniziale traumatica e “distruttiva”, propria dell’attaccamento disorganizzato, impedisce alla persona di acquisire la capacità di mentalizzare il trauma e riflettere su di sé. Inserendo tale modello in una visione analitico-transazionale del trauma, il lavoro terapeutico è finalizzato a sviluppare nell’Adulto la capacità di riflettere e di mettere insieme in modo coerente le esperienze relazionali vissute, in modo di pensare piuttosto che agire.
La relazione è centrale e in essa si affrontano e si materializzano tutti i traumi vissuti dal paziente, portando il terapeuta a essere temuto, odiato, amato o considerato impotente. L’impatto emotivo controtransferale evidenzia e sottolinea quanto tale relazione sia difficile per il paziente e per il terapeuta.
Alla luce di quanto scritto, con particolare riferimento alla physis, forza gioiosa vitale che tutto trasforma e tutto cambia, gli Autori stimoleranno, attraverso l’analisi di casi clinici, una riflessione sulle dinamiche che emergono nella relazione terapeutica con un paziente borderline e sull’importanza di sviluppare, attraverso la relazione, la capacità di riflettere su sé, di mentalizzare.
Nel workshop della durata di un’ora e mezza si approfondiranno gli aspetti teorici esposti, con attenzione alle basi neurologiche dell’intersoggettività e si stimolerà la riflessione e la discussione di gruppo attraverso l’analisi di casi e la visione di filmati.
AUTORI
Giuseppe Cherri, psicologo, psicoterapeuta, PTSTA, docente e supervisore AUXIMON.
Federica Panella, psicologa, psicoterapeuta, PTSTA, terapeuta EMDR 1 e 2 livello.
Beatrice Piermartini, psicologa, psicoterapeuta, CTA, docente collaboratore Università Pontificia Salesiana.
Ti odio-Ti amo: i due lati della stessa medaglia…d’oro!
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